Via il cemento, dentro il futuro: l’Europa spinge per l’edilizia sostenibile
L’edilizia non può più permettersi di restare ancorata al Novecento. Il tempo delle colate di cemento selvagge è finito. O almeno dovrebbe esserlo. La transizione ecologica chiede conto anche a questo settore, uno dei più energivori e impattanti. In gioco c’è molto più che il design: c’è il clima, l’ambiente, il futuro.
La parola d’ordine è bioedilizia. Un concetto che nasce nella Germania degli anni ’60 sotto l’egida della Bau Biologie e che oggi diventa leva strategica della nuova direttiva UE sulle case green, entrata in vigore il 28 maggio 2024. Obiettivo dichiarato: decarbonizzare totalmente il patrimonio immobiliare europeo entro il 2050. La roadmap è chiara: entro il 2030, drastico taglio ai consumi degli edifici esistenti; dal 2028 (per il pubblico) e 2030 (per il privato), nuovi edifici a emissioni zero.
Legno, paglia e sughero: il nuovo trittico della sostenibilità
Basta laterizi e calcestruzzo senza criterio. A guidare la svolta sono materiali ecocompatibili: legno certificato, paglia compressa, sughero, vernici naturali. Non solo riducono l’impatto ambientale, ma sono riciclabili, privi di tossicità, meno energivori nella produzione. Non una moda, ma una necessità. E la tecnica costruttiva cambia di pari passo: orientata a ridurre i consumi, a dialogare con il paesaggio, ad accogliere energie rinnovabili. La casa non è più solo rifugio, è organismo inserito nell’ambiente.
L’Italia, tra lentezze e potenzialità
E in Italia? Il Rapporto 2023 sulla Certificazione Energetica di ENEA e CTI mostra un cauto ottimismo: le classi energetiche migliorano, ma le peggiori – F e G – sono ancora una zavorra diffusa. Il cambiamento è in moto, ma serve coraggio politico, incentivi veri, competenze nuove. La bioedilizia non è un’utopia, è l’unico futuro possibile per l’abitare. E va costruito oggi, mattone su mattone.